La terapia cognitivo comportamentale è una terapia a breve termine, ciò significa che nel giro di alcuni mesi deve essere visibile un miglioramento concreto, fatto di minore ansia esperita, minori compulsioni, minori limitazioni alla propria vita.
In particolare scegliere la terapia e un terapeuta esperto in DOC, significa imparare a conoscere come funziona il proprio disturbo già dai primi colloqui e consente in breve tempo:
Spessissimo, non appena un paziente comincia a migliorare riesce anche a trovare il lato positivo del disturbo, quando accade è sempre molto bello poiché il DOC leva molto.
Riuscire a considerare il disturbo anche come una risorsa, a volte significa ridurre la sensazione di aver buttato alcuni anni della propria vita. Ogni volta che succede, i pazienti sono increduli e con essi anch’io, che non smetto mai di stupirmi del loro coraggio, di osservare dove spesso siano arrivati nella vita a dispetto della propria sofferenza, che nella maggior parte dei casi rimane nascosta al resto del mondo. Continuo sempre ad essere colpita da come essi per primi non riconoscano i traguardi raggiunti anche nella terapia, e pertanto buona parte del lavoro è proprio sulle auto-svalutazioni.
Nella terapia del DOC, soprattutto se grave, è normale riscontrare periodi in cui si procede speditamente che si alternano ad altri di arresto o anche di regressioni, ogni passo indietro in genere viene interpretato come la prova che la terapia non funziona e accompagnato da delusione, ma alti e bassi sono la regola più che l’eccezione, è il corso naturale delle cose, oltre che della terapia e vanno accettati. Ritengo fondamentale non esercitare anche sulla terapia un controllo intransigente, poiché questo è proprio l’atteggiamento tipico del DOC, facilmente comporterebbe sensi di colpa, ma pochi spunti per andare nuovamente avanti. Sicché quando capita di tornare indietro, si fa l’unica cosa possibile, si riaffrontano le stesse paure, e non c’è nessun motivo per cui un metodo che abbia funzionato una volta non possa essere nuovamente valido.
Quando si esaminano l’andamento della terapia o i risultati raggiunti, presto particolare attenzione alle aspettative che i pazienti hanno su loro stessi, poiché di solito sono molto elevate. Come molte altre persone, a maggior ragione i pazienti DOC, danno più importanza a ciò che non ha funzionato rispetto a ciò che è andato bene.
Una parte importante dell’intervento consiste nel saper accettare risultati buoni, anche se non perfetti, poiché,ancora una volta, il perfezionismo è tipico del DOC, inoltre ciò che importa è la qualità della vita, e se si riesce a condurre la propria vita come se il DOC non ci fosse, a non essere limitati dall’ansia, allora questo per me è sempre un grande risultato.
Dott.ssa Alessia Sarracini
Psicologa Psicoterapeuta - Frosinone (FR)
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Riferimenti bibliografici:
Duca N. (2012) Aspetti relazionali nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo: la relazione terapeutica con il paziente ossessivo. Cognitivismo Clinico (2012) 9, 1, 74-86Dott.ssa Alessia Sarracini Psicologa Psicoterapeuta
Frosinone (FR)
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